Meloni: “Moro e Impastato simboli degli anni bui della storia d’Italia”. Mattarella in via Caetani

“Oggi ricordiamo Aldo Moro e Peppino Impastato, due figure diverse, che hanno segnato la storia recente d'Italia, accumunate da un tragico destino: il 9 maggio 1978, persero la vita per mano di due delle forze oscure - le Brigate Rosse e Cosa Nostra - che hanno insanguinato la nostra Nazione negli anni bui del terrorismo e della mafia", scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, condividendo una foto di Aldo Moro e Peppino Impastato.
Il primo “uomo delle Istituzioni, rapito e ucciso da chi voleva piegare lo Stato con la violenza e l'intolleranza ideologica”, il secondo “assassinato per aver denunciato e sfidato a viso aperto e senza paura il potere mafioso. Due simboli, caduti per altro nel pieno di quegli 'anni di piombo' che hanno segnato l'Italia con il sangue di troppi innocenti: servitori dello Stato, rappresentanti delle Istituzioni, cittadini, giovani di diverse idee politiche", aggiunge la premier.
In mattinata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deposto una corona di fiori in via Caetani, sotto la lapide di Aldo Moro dove 47 anni fa, il 9 maggio 1978, fu ritrovato il corpo dello statista. Con il capo dello Stato anche i presidenti del Senato, Ignazio La Russa; della Camera, Lorenzo Fontana; della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso; il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi; il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca; il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Alla Camera si svolge la cerimonia del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Dopo sul posto anche una delegazione del Pd, guidata dalla segtretaria Elly Schlein, con i due capigruppo, Chiara Braga e Francesco Boccia, insieme a Cecilia D'Elia, Andrea Casu, Federico Fornaro e Andrea De Maria.

“Mio nonno vive ancora”, è il ricordo del nipote dello statista, Luca Moro. "Nello scorrere inesorabile del tempo, che porta il peso insostenibile di un dolore antico, la cosa più importante che si possa fare ora, nell'adesso, proprio in questo momento presente (unico lasso temporale sul quale noi uomini abbiamo potere) è dare voce ad Aldo Moro. Lasciare che sia lui e solo lui a parlare, visto che sempre qui gli tolgono e gli negano la parola come se fosse un oggetto invece che una persona. A noi di ascoltarlo con il cuore aperto e attento. Soffermandoci a meditare e riflettere per poter giungere a una comprensione unitaria della persona, del ruolo, dell'insegnamento, della bontà, dell'amore, della santità. In quanto ogni persona è un tutto inscindibile. Considero uno speciale testamento politico di mio nonno Aldo il seguente periodo: ‘Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell'avvenire. Il domani non appartiene ai conservatori ed ai tiranni: è degli innovatori attenti, seri, senza retorica. E quel domani nella civile società appartiene, anche per questo, largamente alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che morti seppelliscano morti. Noi siamo diversi, noi vogliamo essere diversi dagli stanchi e cari sostenitori di un mondo ormai superato’. E questo 'mondo ormai superato', a mio parere, è quello che vuole continuare a tenere (per quanto altro tempo ancora ?) Aldo Moro relegato, imprigionato, al solito, dentro un malefico portabagagli", prosegue il nipote. "Sembra quasi, lo dico senza tema di sbagliare, che a molti sfugga che Aldo Moro prima di morire sia stato vivo. Ed è nella sua vita che va cercata la verità".
Continua il nipote Luca: "Mio nonno è stato una persona importante, non solo e non tanto perché ha avuto in sorte una morte atroce (che non si dovrebbe augurare neanche ai propri nemici), ma perché nella vita ha fatto scelte decisive, essenziali, lungimiranti, (alcune impopolari ed incomprensibili al momento, ma risolutive per il futuro). È dunque il modo in cui ha condotto la sua vita che va studiato e ben compreso, se si vuole capire qualcosa sul significato e le modalità della sua terribile morte. Altrimenti dibattere sul caso Moro è un esercizio dialettico, che aggiunge confusione a confusione ed a noi regala ulteriore quanto inutile dolore".
"Per conoscere Aldo Moro bisogna studiare la sua vita attraverso le sue parole, i suoi scritti, in una parola il suo insegnamento. Questo insegnamento trascende il tempo e rimane a testimoniare la superiorità dello spirito sulla materia, la vittoria della vita sulla morte. Insegnamento che non può essere ucciso né cancellato, insegnamento immortale ed "immovibile" che è un dono (è il dono) importantissimo e dal valore inestimabile. Si tratta di una eredità spirituale - osserva Luca Moro - e consiste nel saper essere in consonanza con le vibrazioni del cuore, in consonanza con le vibrazioni di un cuore puro che per sua stessa natura è leggero come una piuma". "Si tratta di saper riconoscere, malgrado le apparenze, che "ogni persona è un universo" ed inoltre di saper ritrovare in ognuno ed in ogni cosa quel principio primo, scintilla di amore e di vita, principio luminoso ed ineffabile che il nonno chiamava luce".
La Repubblica